Gino Loperfido - Critica - Gino Loperfido

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Il critico d'arte Bonaventura Caloro ha scritto di lui in occasione della sua mostra a Roma:

Scoprire un pittore - come diceva Lionello Venturi - è sempre un fatto emotivo. Bisogna spogliarsi di un primo moto di scetticismo e talvolta di diffidenza, lasciare che la sensibilità rimanga allo stato di pura ricettività e poi immedesimarsi con un po' di fiducia nel mondo pittorico dell'artista. Non sempre, a tutta prima, le impressioni colgono l'essenziale e la reale sua disposizione. L'artista vi fa velo con le sue interpretazioni, a volte stenta a rendersi conto di quanto il suo istinto gli abbia preso la mano e lo abbia condotto a quel genere di pittura, che gli germinava misteriosamente dentro e che cercava le vie d'espressione. E' ciò che ho provato dinanzi alle tele di Gino Loperfido. Un gionave di trent'anni che ha portato dalla terra d'origine dei suoi genitori, un senso dolce, sfumato del colore, direi trattato con religioso riguardo e con una discrezione che sfiora la stilizzazione.
Ho sempre creduto che la terra di Puglia, allungata su quell'immenso tavoliere, fosse una terra calda, arsa, dove la luce sfolgorasse intensamente sugli oggetti, sulle case, sulle piante, sui campi.

Ruggero Orlando giornalista di politica internazionale in occasione di una sua personale, di lui ebbe a dire: La prima sensazione che si ha osservando i tuoi quadri è che un tuo tormento interiore viene vissuto esteriormente con straordinaria pacatezza d'animo. .......L'amico Gino è bravo a trasmetterci quella vibrazione così necessaria in alcuni momenti per l'allineamento del nostro " asse.
L'Onorevole Vittorio Sgarbi, Sottosegretario ai Beni Culturali, già Presidente della commissione parlamentare alla Cultura, con una battuta l'ha così descritto: La pittura di Gino Loperfido è inquietante quanto se non oltre, il suo cognome!
Recensioni
Due sculture in due vetrine di Piazza Erbe
L'arte di Loperfido richiede dinamicità
L'arte di Gino Loperfido vieta all'osservatore la staticità. Nella scultura, lo costringe a compiere passi, nelle pittura, a spostare la visione dell'occhio, del cristallino. Una dinamicità che si può sperimentare, fino al 31 gennaio, per la presenza di due sculture posizionate in due vetrine dirimpettaie di Piazza delle Erbe. «Il visitatore» dice Loperfido «deve andare da una parte all'altra di questi punti, e nel percorrere il tragitto traccia simbolicamente a terra dei quadranti. Da qui deriva l'espressione "I Quadranti di Gino Loperfido».
Le sculture, composte da un vecchio paiolo e da una mano bronzea, pur essendo identiche, acquistano un diverso significato. In "Tendenza", la mano che impugna il manico del paiolo per trasportare acqua, polenta, semi o quant'altro rappresenta il quotidiano. In "Controtendenza" c'è un rovesciamento: la mano sembra lanciare il paiolo verso l'alto per trasformarlo in un copricapo o in un ombrello o in una rete fantastica ( il paiolo in questo caso ha un foro) per catturare i sogni.
Nella pittura - l'artista ha esposto recentemente, con "Mostra di Pittura, Scultura e Virtualità", le sue opere alla Loggia di Fra' Giocondo in piazza dei Signori - viene ripreso il principio di dinamicità, ma applicato allo sguardo.
Nello studio di Loperfido, dove troneggia anche una singolare scultura porta-video, svettante su due blocchi di pietra francese, la stessa usata per i restauri di Notre-Dame, sfila una serie di quadri a tecnica mista che hanno assonanze con l'opera di Arcimboldo e con gli "inganni" barocchi.
Ogni quadro fa muovere il cristallino che può cogliere differenti immagini ( le figure gestaltiche). Appaiono sembianze di donna oppure scaglie di serpente, cavalli, dita, delfini, oppure un volto di Messia. Nelle ultime opere, dedicate allo tsunami, ora si evidenzia il gioioso passato di vacanza, ora la tragedia sintetizzata nella nuova morte di Cristo, ora la speranza che può rinascere anche da un piccolo fiore in boccio. Alcuni quadri possono essere ruotati, tenendo per base uno dei quattro lati. E l'effetto è sempre sorprendente e molteplice. ( L'Arena - Vera Meneguzzo )

Artista dal pensiero indiscutibilmente dinamico, Gino Loperfido ha la capacità di esprimere concetti diversi e molteplici con un “unico segno pittorico”.
Ogni opera è vissuta come una nuova esperienza nella quale, con spiccata intelligenza, riesce ad abbracciare tutti i singoli particolari, come particolari, dando essenza e significato ad ognuno di essi.
Il particolare, quindi, rappresenta il generale “non come un sogno di un’ombra, ma come la manifestazione vivente momentanea dell’imperscrutabile” (Goethe).
Pertanto, la prima impressione di chi osserva le sue creazioni è una percezione globale, che diventerà vera conoscenza solo quando, in successive osservazioni, si noteranno altre prospettive, altre figure nascoste.
Pina di Tano.
 
… Davanti ai quadri di Gino Loperfido non ci si stanca mai. E quando pensi di aver visto tutto puoi sempre capovolgerli e scopri nuove figure, nuovi orizzonti pittorici, azionando semplicemente il cristallino del tuo occhio.
… È un accrescimento interiore che giunge da lontano …
… Quasi una filosofia dipinta.
Augusto Giordano
 
Gino Loperfido si inserisce in questa corrente culturale proponendo nei suoi quadri una serie di immagini che si fondono e si compenetrano, a volte in maniera inquietante e complessa, utilizzando non solo l’asse principale della tela, ma tutte e quattro le direzioni.
È questa peculiarità che rende la sua proposta originale.
L’interattività tra immagine e osservatore quindi non è soltanto visiva ma concreta e materiale.
È per questo motivo che l’utilizzo dei supporti multimediali è reso necessario per la completa resa della sua arte.

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